Nel 2019 solo 1 candidato su 6 ha superato il test d’ingresso a Medicina e Odontoiatria e nel 2018 il 40% dei neo iscritti all’albo aveva conseguito la laurea in Odontoiatria all’estero. Quali sono le motivazioni che spingono sempre più studenti a disertare le nostre Università e cosa possiamo fare per invertire questa tendenza?

Un fenomeno abbastanza recente ma ogni anno più consistente è quello della migrazione di studenti che decidono di frequentare la facoltà di Medicina e Odontoiatria all’estero. Nel caso di Odontoiatria, ad esempio, una delle Facoltà più gettonate è quella di Madrid.

I motivi sono molteplici, ma fondamentalmente possono essere individuati nella possibilità di aggirare i test di accesso, nel desiderio di fare un’esperienza all’estero e nell’offerta formativa privata più ampia rispetto all’Italia.

I test d’ingresso alle facoltà sanitarie in Italia assomiglia sempre di più a Rischiatutto, con domande di logica e di cultura generale che poco o nulla hanno a che fare con l’effettiva preparazione scolastica dei candidati. Negli altri paesi europei, invece, quando sono previste delle selezioni, i test vertono su materie che lo studente incontrerà durante il percorso formativo, come biologia, chimica, fisica e su colloqui attitudinali.

La competizione delle università straniere sta mettendo in crisi il sistema universitario italiano, tanto che da anni si discute se rimuovere il numero chiuso dalle nostre facoltà sanitarie.

Nel caso di Odontoiatria, ad esempio, i problemi da valutare sono tanti, primo fra tutti la possibilità concreta di offrire posti di lavoro dopo la laurea, soprattutto tenendo conto che, a fronte di una popolazione che invecchia e cresce molto lentamente, il numero degli odontoiatri continua ad aumentare.

Se negli anni ’80 si contava un dentista ogni 2000 abitanti circa, oggi, in alcune città come Bologna, si conta addirittura 1 professionista in odontoiatria ogni 900 abitanti.

Numeri decisamente troppo alti per garantire a tutti una carriera remunerativa, soprattutto se teniamo conto dei costi per la collettività: formare un odontoiatra può infatti costare fino a 300.000 euro mentre chi si affaccia al mondo del lavoro in questo momento può ambire a guadagnare tra i 1500 e i 2000 euro al mese, non di più.

Se rinunciare al numero chiuso significherebbe illudere inutilmente molti studenti, è però assolutamente necessario rivedere i criteri di selezione, che in questo momento sono a dir poco assurdi. Come associazione riteniamo che la selezione debba essere molto severa ma coerente con il titolo di studio, per garantire a chi è veramente motivato una reale possibilità di carriera.

Lo studio all’estero continuerà a essere il piano B per molti studenti, soprattutto per i figli d’arte che desiderano seguire le orme dei genitori e non riescono ad accedere ai corsi delle nostre università.

Qualunque sia la motivazione che spinge sempre più studenti italiani a espatriare, non possiamo non tenerne conto ai fini di una programmazione corretta ed efficace dell’offerta formativa e degli accessi alle facoltà di Medicina e Odontoiatria dei prossimi anni.

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