A due anni dall’esordio della pandemia, il preoccupante numero di italiani che ha paura di contrarre il Covid-19 dal dentista e per questo rinuncia alle cure (- 50% di accessi negli studi dentistici italiani secondo i dati ANDI), conferma come ci sia ancora molto lavoro da fare per convincerli che non c’è nulla da temere, anzi. Gli studi dentistici, infatti, sono luoghi molto sicuri, in cui si osservano rigide misure igieniche e dove la possibilità d’infettarsi è molto vicina allo zero.

Non è sempre stato così, in realtà: le pratiche igieniche nella chirurgia dentale hanno fatto un imprevisto balzo in avanti all’inizio degli anni ’80, quando è stato rilevato il virus dell’immunodeficienza umana (HIV). L’HIV si è diffuso, così come i virus dell’epatite, nelle popolazioni. Le infezioni da loro provocate erano molto temute e giustamente perché in quegli anni non c’erano vaccini in vista. Basti pensare che a tutt’oggi disponiamo di vaccini efficaci contro l’epatite B e la sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 (SARS-CoV-2) ma non contro l’HIV.

L’emergere dei nuovi agenti infettivi ha dunque rivoluzionato la pratica dell’odontoiatria clinica. Prima degli anni ’80, maschere facciali e guanti non erano usati di routine in odontoiatria. L’HIV ha cambiato tutto.

L’attuale pandemia di SARS-CoV-2 ha nuovamente messo in luce il ruolo dei trattamenti dentali nella trasmissione e nel controllo delle infezioni, e anche la questione di come proteggere il personale e i pazienti, soprattutto negli ambienti in cui viene prodotto aerosol.

Utilizzo di dispositivi di protezione personale, triage dei pazienti, distanziamento e purificazione dell’aria sono alcune delle misure che hanno consentito di tenere il virus Sars-Cov-2 lontano dalle poltrone dei dentisti.

Per contro, le ricerche condotte negli ultimi mesi confermano, una volta di più, l’importanza di non trascurare la salute orale per il benessere complessivo ma anche per aumentare le difese immunitarie nei confronti delle infezioni, soprattutto in chi soffre di patologie croniche come il diabete, l’artrite reumatoide, l’ipertensione e le malattie cardio-vascolari.

In particolare, un’indagine condotta dall’Università del Cairo, Egitto, ha correlato la scarsa salute orale con l’aumento del rischio di sviluppare forme più gravi di Covid-19 per i pazienti cardiaci. I tessuti orali, infatti, potrebbero fungere da serbatoio per SARS-CoV-2, sviluppando un’elevata carica virale nella cavità orale, come evidenziato dal Dott. Ahmed Mustafa Basuoni, cardiologo e coautore della ricerca. Pertanto, si raccomanda ai pazienti cardiaci di non trascurare mai l’igiene orale, di utilizzare i collutori antimicrobici e di sottoporsi a visite dentistiche con regolarità.

Come abbiamo ribadito più volte, le cure odontoiatriche sono cure sanitarie essenziali e, in quanto tali, non devono essere trascurate per alcun motivo. Ritardare cure e controlli, infatti, può significare ritrovarsi con patologie molto più gravi. Il rigido protocollo sanitario anti-Covid promosso da ANDI e scrupolosamente osservato dai nostri associati ha permesso di continuare ad erogare le migliori cure odontoiatriche proteggendo la salute complessiva dei nostri pazienti, da sempre una priorità per la nostra associazione.

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