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Relatore: Dr. Mario Alessio Allegri

Partecipanti: 150                                         

Crediti ECM: 3

 

L’odontoiatria conservativa negli ultimi due decenni, grazie alla comprovata efficacia dei sistemi adesivi ed all’evoluzione dei materiali, ha progressivamente esteso le sue aree di competenza, offrendo oggi all’operatore un’ampia scelta di soluzioni terapeutiche, dai restauri minimali alla restaurativa indiretta.

Tra le diverse opzioni terapeutiche dirette ed indirette, la scelta della strategia di restauro più opportuna deve rispondere al principio di minima invasività. La preservazione della maggior quantità possibile di tessuto dentale sano residuo è, infatti, il fattore più importante ai fini del successo a lungo termine del complesso dente-restauro.

In questa prospettiva, le tecniche dirette sembrerebbero rappresentare sempre la scelta ideale, data la minima preparazione cavitaria richiesta.

Alcune situazioni cliniche, tuttavia, impongono l’impiego di soluzioni indirette.

Una diagnosi cavitaria sfavorevole dal punto di vista prognostico, così come importanti necessità funzionali o estetiche, infatti, possono portare al limite le indicazioni di un approccio diretto o, addirittura, controindicarlo.

In questi casi, l’attenzione dell’operatore deve essere rivolta alla scelta della soluzione indiretta meno invasiva. Questo è possibile attraverso una corretta impostazione del piano di trattamento che consideri la preparazione del substrato, la tecnica di cementazione, il disegno della preparazione e la scelta del materiale per la realizzazione del manufatto indiretto come momenti fondamentali per la traduzione clinica di un progetto funzionale ed estetico.

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